Gli italiani e la soluzione finale by Christian Jennings

Gli italiani e la soluzione finale by Christian Jennings

autore:Christian Jennings [Jennings, Christian]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: ebook
editore: Longanesi
pubblicato: 2024-01-17T23:00:00+00:00


Il «morbo di K» era sulle cartelle per indicare che il malato non era malato ma era ebreo. Noi avevamo fatto delle cartelle agli ebrei come se fossero malati, e al momento di dire «Che malattia c’ha?» [la risposta] era il «morbo di K.» [...] L’idea di mettere il termine «morbo di K.» – di Kappler, di Kesselring, era lo stesso, insomma – fu mia. [...] La lezione della mia esperienza è che bisogna non agire per comodo ma agire per gli ideali, perché altrimenti è una vergogna.89

Si stima che presso l’ospedale furono accolte e messe in salvo circa cento persone da quando nella seconda metà del 1943 i tedeschi arrivarono a Roma fino all’anno successivo.

Nel frattempo, il dottor Borromeo continuò a mantenersi in contatto radio con il comandante dei partigiani fuori Roma, Roberto Lordi, con cui si scambiava informazioni e al quale passava cibo e forniture mediche. Lordi era un ex generale di brigata dell’aeronautica militare italiana, medaglia d’argento e di bronzo al valor militare nella prima guerra mondiale, durante la quale aveva partecipato a missioni di osservazione e ricognizione di tiri d’artiglieria volando a bassa quota sopra la linea del fronte lungo l’Isonzo; pilota abile e coraggioso, negli anni Venti aveva partecipato a manifestazioni ed eventi aeronautici fra l’Italia, Atene e Tripoli, venendo infine nominato Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica cinese nell’ambito di una missione italiana incaricata di assistere alla formazione della Forza aerea della Repubblica di Cina.

Ingiustamente accusato dal governo fascista di appropriazione indebita di fondi, Lordi era stato costretto a rientrare in Italia, dove era stato posto agli arresti domiciliari. Quando i tedeschi avevano occupato Roma nel settembre del 1943, Lordi, che ormai non aveva più alcun rapporto con il governo di Mussolini, era uscito di casa con un fucile da caccia per andare a stanare i paracadutisti della Luftwaffe. Pochi giorni dopo, nonostante avesse problemi di salute, si era unito a un nucleo partigiano. Nella sua casa a Genzano, a poco meno di trenta chilometri da Roma, aveva installato una stazione radio con la quale comunicava con Borromeo, con altri gruppi partigiani e con gli ebrei che vivevano nella capitale, che proprio tramite Borromeo venivano fatti uscire clandestinamente dalla città per raggiungere l’abitazione di Lordi.

Il 27 giugno 1943 la Radio Vaticana aveva trasmesso la seguente dichiarazione – o meglio ingiunzione – papale: «Chi fa distinzione fra ebrei e altri uomini è infedele a Dio ed è in conflitto con i comandamenti di Dio».90 Queste parole potrebbero essere interpretate come un primo appello del Vaticano ai cattolici italiani perché offrissero rifugio agli ebrei del Paese. Il messaggio precedette di tre mesi e mezzo l’intercettazione della comunicazione della RSHA relativa alla deportazione degli ebrei italiani. Nel momento in cui il dottor Borromeo aveva cominciato a nascondere gli ebrei fuggiaschi, è probabile che Pio XII avesse già invitato la curia ad aprire le proprietà vaticane. Nell’area metropolitana risiedevano all’epoca circa 5750 ebrei, ai quali si aggiungevano i 2250-3000 che vivevano nei sobborghi e nelle campagne circostanti – poco meno di un quinto dei 42.



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